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Gay & Bisex

Ammiraglio medico 3º parte


di Liliana1980
05.03.2022    |    5.727    |    8 9.5
"Ero suo, la volontà di resistere era vinta..."
Altra puntata che spero possiate trovare interessante.
Vi ricordate eravamo davanti alla doccia, dovevamo decidere chi sarebbe entrato per primo.

Riprendo il racconto...

Sinceramente non capivo perché non potevamo farla assieme.
Come tutto il resto, anche la doccia era bella grande, ci potevano stare tranquillamente e comodamente tre persone.
Aveva solo una particolarità, oltre ad avere il getto dall’alto, aveva getti da ogni lato, logicamente non sulla porta.
In poche parole, entravi ed eri investito da getti d’acqua su tutto il corpo.
Giorgio, vedendo come la stavo osservando.
“è una doccia tipo Jacuzzi, i suoi getti, oltre a lavarti, ti massaggiano tutto il corpo”
“molto bella”
“l’ha voluta mia moglie, assieme alla vasca a livello pavimento”
Me la indicò con la mano.
“dai andiamo a prendere gli accappatoi e gli asciugami, sono nell’armadio in lavanderia”.
Entrammo in quella stanza, aprì un’armadio.
“questo dovrebbe andarti bene, spero ti piaccia il colore”
“non ho nulla contro l’azzurro scuro e hai ragione mi va a pennello, ma di chi è?. non penso di tua moglie”
“assolutamente no”
Nel dire questa frase, la voce si incrinò, ebbi l’impressione che stesse soffocando un singhiozzo.
Non ebbi il coraggio di chiedergli nulla, se l’avesse voluto me lo avrebbe detto, rispettai quello che immaginavo fosse qualcosa di grave, anche perché, preso l’asciugamano e l’accappatoio, usci velocemente dalla stanza.
Uscii pure io, e invece di seguirlo, vidi una porta aperta e non so perché, entrai.
Era una camera con un letto singolo.
Immaginai che doveva essere la camera della domestica, probabilmente aveva il fine settimana libero.
C’era un armadio con le porte a specchio, e visto che ero solo, mi mirai e rimirai, e vanitosamente mi trovai attraente.
Mi diedi immediatamente dello scemo.
Sicuramente quei pensieri, erano frutto della sbornia di sesso appena fatta.
Giorgio, non vedendomi arrivare, era ritornato sui suoi passi. passando davanti alla porta e vedendo che ero lì, entrò, aveva l’asciugamano che copriva la parte inferiore.
“scusami per la mia rapida uscita dalla lavanderia, ti spiegherò il tutto, per adesso ti va di fare la doccia insieme?”
“mi sa che è meglio di no”
Il tempo di rispondergli che si era già avvicinato, abbracciandomi da dietro, mi strinse a lui e avvicinando la bocca all’orecchio sussurrò.
“ho tanto bisogno in questo momento di sentire il tuo affetto”
Non sapevo cosa fare, ne cosa dire, non ero abituato, ad una situazione del genere, a dir la verità, ero pietrificato, di solito ero io a cercare amore, era una mia debolezza.
Fu lui a togliermi dall’imbarazzo.
“girati e dimentica quello che ho detto e aiutami a dimenticarlo, ti prego”
Nel fare e dire ciò, gli cadde l’asciugamano, era in erezione e girandomi, lo rividi tutto nudo, voglioso di godere o come mi aveva sussurrato, di dimenticare qualcosa che non voleva ricordare in quel momento.
Eravamo nuovamente stretti, lui con le mani sui miei fianchi, io con le mie sulle sue spalle
Fece presto a far scivolare le mani dalla schiena alle natiche
Incollò la bocca alla mia, iniziando a rovistarla con la lingua.
Prese la mia mano, e se la mise sul sesso.
Con la lingua gustò ben bene, prima la cavità orale, poi le labbra, scendendo lungo il collo, fino ai capezzoli.
Non credo lo sapesse, quella era la mia parte più neurogenamente sensibile.
Allo stesso tempo continuava a godersi il fondoschiena, con mani insaziabili che cercavano di penetrarmi.
Ritornò alla bocca e continuammo a baciarci, con le lingue che si assaporarono a lungo.
Come avevo già detto, il suo sesso non era da stallone, come non lo era nemmeno il mio, ma era talmente duro e robusto da apparirmi perfetto.
Continuavo a tenerlo con una mano, passai a sorreggerlo letteralmente con due, come fosse qualcosa di raro e prezioso.
“farò il possibile per farti dimenticare quello che ti ha rattristato”
Cominciai a scendere giù lungo il corpo, fino ad inginocchiarmi, inevitabilmente mi ritrovai quel bastone irrigidito davanti agli occhi.
Era leggermente storto verso destra.
Sotto il sacchetto con le preziose palline, che tanto mi erano piaciute al primo contatto avuto nello studio.
Finalmente potevo assaporare quella invitante banana, al giusto punto di maturazione.
La impugnai e tirai la pelle verso il basso, scoprendo completamente il glande.
Volevo fargli sentire quanto era bravo ed esperto, il nuovo marinaio.
Iniziai a leccare secondo la tecnica speciale insegnatami da zio Franco.
Il contatto con la lingua,fu una sorpresa per lui, che non c’è la fece a rimanere in piedi.
“scusa lascia che mi stenda sul letto”
A malincuore dovetti lasciar andare quel frutto prelibato.
Si lascio andare pesantemente sul materasso.
“fammi godere, fammi morire”
Sorrisi a quelle invitanti parole.
“non ti farò morire, ma ti porterò in paradiso”.
Parecchio presuntuoso starete pensando.
Visto che era sdraiato, mi venne voglia di fare un bel 69.
Salii sul letto mettendomi a cavalcioni, tutto il mio apparato genitale a portata della sua bocca, mentre il suo, alla portata della mia.
Cominciai a leccare ben bene, dalla punta della cappella fino alle palle, per tutta la lunghezza dell’asta, lo assaporai come non avevo mai fatto con nessuno, nemmeno con Lorenzo, usai tutta l’esperienza possibile.
Quando cominciai a sentirlo mugolare, ebbi un piccolo urletto di orgoglio.
A quel punto lo imboccai, nel vero senso della parola, avrei voluto farlo arrivare fino alla gola, ma non c’è la feci, sapevo che mi sarebbero venuti conati di vomito e non volevo rovinare quel momento così fantastico come è un pompino.
Continuai fino a mandarlo in estasi.
“sei bravissimo in quello che fai, ti prego non smettere”
Per rallentare un pò il suo imminente e probabile orgasmo, mi misi ad ingoiare e mordicchiare leggermente i testicoli.
Assaporai le palline per un bel pò, le soppesai, le baciai, le leccai, le mangiai.
“sei proprio bravo, chi te lo ha insegnato deve essere stato un bravo professore o professoressa”
Immagino stesse guardando il mio apparato genitale che aveva davanti agli occhi, anche se non lo vedevo, impegnato come ero a dargli piacere.
Ero inginocchiato, sulla sua faccia, con le gambe piegate come uno scolaretto in castigo.
Mi stavo gustando quel lecca, lecca, con tutti gli accessori, palle, cappella, bastone.
Quando la sua resistenza si fece flebile, mi prese per i fianchi facendomi drizzare il busto.
Lasciai a malincuore quel piacevole pasto, lascando che le mani rimasero strette al palo.
“incredibile come sei bravo a far morire una persona”
“non mi sembra che la sotto ci sia qualcosa di morto”
Cavolo, ma ero proprio io che parlavo e mi comportavo in quel modo?
Scacciai quella domanda dal cervello, non me ne fregava nulla, stavo facendo godere un uomo e il momento era fantastico.
Sentii il suo sesso indurirsi ancora di più fra le mani.
“Alvin hai un fiore fantastico”.
“merito di mia madre che me l’ha fatto così bello”
Continuò ad assaporare quella pesca purissima, era insaziabile, fra baci, lingua e naso, per non parlare delle dita che continuava a infilare dentro.
Ero suo, la volontà di resistere era vinta.
Non ce la facevo più.
“Giorgio fammi tuo”.
Oramai ogni freno inibitore era andato a farsi friggere, volevo, desideravo, bramavo sentire quel bastone esplorare il condotto anale.
Desideravo urlare al cielo tutta la gioia che stava esplodendo dentro di me.
“entra, non farmi morire di voglia”
Non se lo fece ripetere due volte, si fermò e io potei finalmente girarmi verso di lui, accoccolandomi a smorza candela (penso si dica così),
Il corpo steso, il pene rigido e sempre ben puntato, verso il tanto desiderato buchetto.
Le mani mi presero per la vita, accarezzando la pelle liscia e delicata, come può esserla quella di un giovane ragazzo, le mie si appoggiarono sul caldo petto villoso e scuro.
Sulla cappella, una goccia di presperma, segno che oramai aveva raggiunto la cima della montagna dell’estasi.
Avevo letteralmente i fianchi e tutta la schiena infuocati; non resistevo più,
Iniziai a calarmi su quel bastone duro e familiare dalle palle piene.
Aiutando con una mano, indirizzai la cappella all’entrata dell’agognato tunnel.
Entrò quasi da sola nel buco così invitante.
Urlai leggermente e lui godette di questa mia semiverginità.
Non era una bugia, era passato parecchio tempo dall’ultima volta che lo avevo preso da Lorenzo, potevo tranquillamente considerarmi tale.
Era dentro!
Cominciai a cavalcarlo.
Lui spingeva da sotto come un toro che carica il torero, su e giù, il culetto se lo ingoiava letteralmente fino alle palle.
Ad ogni profonda calata su quel tronco, il buco si arrotondava magnificamente, e i fianchi, sempre tenuti dalle sue mani, si gonfiavano di piacere.
Gocce di sudore iniziarono a scendere dalla fronte e dalle ciocche dei capelli che mi sbattevano sul viso ad ogni colpo ben assestato.
Lo cavalcai infoiato.
Volevo sentire il suo nettare dentro per sigillare per sempre, il nostro nuovo legame.
“vienimi dentro”.
“veniamo assieme, continua a cavalcarmi”
Tolse una mano dal fianco ed impugnò il mio membro.
Cominciò una veloce masturbazione,
Fui meravigliato nel vedere tanta energia in quel magnifico uomo.
Con l’altra mano ben aggrappata al fianco, continuò a spingere, e a menarmi il pene, come un forsennato, tanto da ansimare pesantemente.
Non c’è la fece, inizió a schizzarmi dentro tutto il nettare.
Nello stesso tempo raggiunsi pure io l’agognata vetta del piacere, l’apoteosi, il grande finale di un’opera teatrale.
Restammo per un pò in quella posizione, fino a quando il pene, usci dalla calda alcova naturale.
Mi lasciai andare su di un fianco
Mi abbracciò, tenendomi stretto a sé su quel letto impregnato dei nostri piaceri infuocati.
Non so quanto tempo rimanemmo in quella posizione.
Poi la sua calda voce all’orecchio.
“credo sia meglio farci la doccia, ho il tuo miele su tutto il petto e il mio, credo cominci ad uscire dal culetto”
Mi fece una lunga carezza, passando le dita nel solco.
Me le fece vedere, erano imbrattate di sperma.
Niente da dire, ci voleva una bella doccia.
Prima di uscire.
“dovremo sistemare il letto e cambiare le lenzuola”
“lo faremo più tardi, o lo farà mia moglie quando rientrerà”
Lo guardai.
“come farai a giustificare, tutto questo?”
Mi guardò con uno strano sorriso.
“vieni andiamo a lavarci”
Andammo in bagno e mi invitò ad infilarmi nella doccia tipo Jacuzzi.
“vedrai che bella sensazione, insaponati bene che poi chiudo la porta”
La chiuse, fui investito da una miriade di spruzzi che uscivano da ogni lato, cavolo era veramente fantastico, me la godetti a lungo.
Poi toccò a lui ed io ne approfittai per avvicinarmi allo specchio a guardare il corpo riflesso.
Dovevo ammettere che non lo stavo trattando male, i muscoli erano ben proporzionati e non c’era traccia di grasso.
Ero tanto preso a fare il vanesio, che non mi ero accorto che Giorgio aveva finito, e si trovava dietro di me.
“tranquillo hai un bel corpo”
Nel dirlo mi abbracciò standomi dietro, appoggiò la guancia alla spalla e cominciò a baciarmi la base del collo.
Porca miseria se mi piaceva quello che stava facendo, soprattutto la mano che stava tormentando il capezzolo.
“Alvin devi rientrare a casa?”
“no, vivo per conto mio, sto facendo una specializzazione e andare e venire da casa mi porterebbe via un sacco di ore, perciò i miei hanno preso in affitto un piccolo appartamento”
“allora ti puoi fermare, e farmi compagnia cenando con me?”
“si, posso farlo, basta chiami i miei e dica loro che questo fine settimana mi fermo qui per preparare una relazione tecnica, che poi è la verità”
“allora avrai da studiare?”
“no, la relazione è già pronta e la mia materia preferita, non ho bisogno di prepararmi”
“allora se ti propongo di fermarti fino a domani?”
“perchè non dici papale, papale, che vuoi che dorma con te?”
“beh! ho detto se puoi fermarti, non ho parlato di dormire..”
Ridemmo di gusto e girandomi incollai la bocca alla sua, sugellando il patto appena fatto
“e ora di cena, che ne dici di andarla a preparare?”
“ma tua moglie non te l’ha già preparata e poi se non sbaglio era solo per te”
“ne sei convinto? io dico che ha preparato per due”.
Effettivamente era così.
“non mi dire che sapeva che mi sarei fermato”
“no, ma e un suo vizio, ha sempre paura che soffra la fame e per rispondere alla tua domanda e dirti la verità, si, ha sperato che ti avrei invitato a rimanere e anzi, te l’ha pure detto”.
“come me l’ha detto?”
“non ti ricordi? spero di rivederla”.
“pensavo fosse una frase di cortesia”
“no, non lo era, ti ha invitato a rimanere, sempre che tu voglia accettare l’invito”
“ti ho già detto che non ho nessun impegno, basta telefoni ai miei”
Nel dire queste cose, guardavo attentamente il suo viso, nel dubbio che stesse prendendomi in giro.
Che cavolo di situazione, fino ad un minuto prima, stavamo facendo sesso, ed ora mi invitava a rimanere.
Ma la cosa più incredibile, avrei incontrato sua moglie, dire che non ci capivo nulla è poco. però la cosa si faceva interessante.
“ma lo fate con tutti quelli che vengono a fare i documenti?”
“dovrei offendermi, ma capisco la tua perplessità, che tu ci creda o no, come ti ho già detto, sei il primo a cui faccio delle avance, e per la cronaca sei l’unico che rimane a cena, a parte gli ospiti ufficiali”
Aveva detto queste parole in modo alquanto piccato, capii che in qualche modo lo avevo offeso, anche se lo aveva negato.
“scusami non volevo essere offensivo, ne curioso, non sono fatti miei, riconosco che la mia curiosità è inopportuna”
“te l’ho detto non mi sono offeso, capisco la tua curiosità, ma ora dimmi accetti di rimanere?”
“non ho nulla per cambiarmi, ne lo spazzolino”
“la cosa è risolta, se ti vanno bene i boxer io ne ho e sono nuovi, la marina me ne da 10 paia all’anno, che non uso, per lo spazzolino, ne ho di nuovi, sempre grazie alla marina, altre richieste?”
“scusa, non intendevo le mutande, ma un vestito, ho solo quello col quale sono venuto”
“non c’è problema”
“se lo dici tu, cmq non ho il pigiama”
“pensi di averne bisogno?”
“dai è uno scherzo, sono abituato a dormire nudo”
“fantastico”
“ehi! ammiraglio, che succede al tuo fratellino?”
Non lo aveva completamente in tiro, era in quella fase che precedeva l’eccitazione. molto invitante.
Inutile dire che la cosa mi meravigliò, cavolo ne aveva di resistenza.
Credo abbia letto il pensiero.
“no, non pensarci nemmeno, non voglio avere un’infarto, meglio se andiamo a preparare la cena o meglio a metterla nel forno”
“ancora una cosa, devo fare la telefonata ai miei”
Mi riaccompagnò nello studio,
“li c’è il telefono”
Mangiammo di gusto, in allegria e senza imbarazzo visto che eravamo completamente nudi.
“sai cosa mi piacerebbe fare domani mattina?”
Lo guardai interrogativamente.
“andare in un bosco e fare Adamo nel paradiso terrestre”
“fare l’Adamo in un bosco con la gente che passa? ammiraglio mi sa che sei fuori di testai”.
“non dove passa la gente, ma in una piccola radura nascosta”
“uh! in questo ti posso aiutare, conosco il bosco, ci vado qualche volta a fare quello che dici tu”
“incredibile come ci somigliamo”
Sistemammo la cucina.
“Giorgio, che ne dici se andiamo a fare due passi, conosco un posticino, su in collina, dove si mangia un’ ottimo gelato”
“d’accordo, ma non ho la macchina”
“ho la mia parcheggiata quì sotto”
Rientrammo che era quasi l’una di notte.
Vorrei raccontarvi quello che è accaduto durante la notte, ma sono convinto sarebbe una vera noia, dato che abbiamo dormito alla grande.
Mentre è più interessante la gita nel bosco e il resto della giornata.

Mie care amiche e amici, mi fermo, sono esausta, di scrivere, perciò alla prossima, puntata.

…continua…

Un forte abbraccio e un bacione.
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